Ti sei messa a cercare nel vento
cose che ti erano rimaste addosso per un istante.
Arrivate da un gesto involontario delle mani,
o da chissà quale galassia lontana.
Hai iniziato a sciogliere le voci.
A sgranare le ombre sui muri.
C’era un profumo di salsedine
che sfuggiva all’orizzonte degli eventi.
Una via lastricata sempre tua,
di basole collassate nella memoria.
Quel nascere lì,
al centro di tutte le cose che dovevano accadere.
Tua madre era un lenzuolo bianco a sventolare
Tuo padre nascondeva nel taschino delle giacche,
il vuoto che non riusciva a riempire.
Tu assomigliavi alla vita
Ai cortili dei rosari di maggio
Ai gerani sui balconi
Alle nuvolaglie in arrivo
coi tuoi cento miliardi di capelli.
Poi torni qui,
un angelo caduto nel tempo che non esiste
Se non dentro di te.


